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  • Immagine del redattoreLucus Infabula

Il Mondo ai Tempi del Terrapiattismo


Immagine della Terra secondo la versione medievale di Google Maps.

Tutto ebbe inizio nel 1492. Un navigatore genovese chiamato Cristoforo Colombo aveva in testa una sola, balorda idea: dimostrare a tutti, una volta per tutte, che la Terra è tonda. «È piatta!» gli dicevano. «C’è scritto sui libri! I libri sono scritti dalle persone...E le persone non sbagliano!» «E allora?! Se mi sbaglio vuol dire che sarò il primo a sbagliare!» rispondeva a tono il buon Cristoforuccio.


Cristoforo Colombo con una veste da navigatore nera e cappello si tiene il petto con una mano.
I detrattori di Cristoforo Colombo gli avevano fatto venire il voltastomaco.

Gli amici lo chiamavano simpaticamente “Palle di Piombo”. Ma non perché avesse una protesi di piombo al posto dei testicoli persi tragicamente in guerra. No! Grazie al Cielo i testicoli ce li aveva tutti e due, così come li aveva ricevuti in dono dalla Natura. Forse un po’ più grossi, con l’andare del tempo. No! Lo chiamavano simpaticamente “Palle di Piombo” perché faceva rima con il suo cognome, Colombo, e perché di palle ne sparava davvero tante. Ma tante! Una volta, in seconda elementare, raccontò a tutti i suoi compagni e alla maestra che avrebbe passato l’estate in Brasile, assieme alla sua famiglia. Raccontò che suo padre era un esploratore, sempre in viaggio alla ricerca di nuove Terre da aggiungere alla mappa, con l’obiettivo di spostare sempre un po’ più avanti il limite dell’orizzonte. Raccontò che giusto l’anno prima suo padre, l’esploratore, aveva scoperto questa nuova Terra dal nome esotico: “Brasile”. Non l’aveva chiamata lui, così.

Una volta sceso dalla nave, proprio sulla costa, si era ritrovato davanti questo gigantesco cartello con scritto:

BENVENUTI IN BRASILE!

E visto che il nome “Brasile” gli garbava, il signor Colombo, esploratore, padre di Cristoforo “Palle di Piombo”, lo tenne così com’era, senza neppure chiedersi cosa cavolo significasse. E il piccolo Cristoforo continuò a raccontare che suo padre, dopo essersi lungamente addentrato nelle fitte e perigliose selve di questa nuova Terra, cosa trovò? Una città tutta d’oro! Si chiamava Eldorada. Che fantasia, questi brasiliesi!


Cristoforo Colombo con espressione pensosa, mentre tiene in mano una carta geografica arrotolata.
Cristoforo Colombo pensa alla prossima palla da raccontare.

E così il signor Colombo, esploratore, padre di Cristoforo, decise che l’estate successiva ci avrebbe portato tutta la famiglia a Eldorada, per le vacanze. La maestra e tutti i suoi compagni erano entusiasti per Cristoforo! Gli augurarono “Buon Viaggio!” e gli raccomandarono di tornare con un bagaglio di racconti sulla sua avventura nella Terra esotica (la maestra gli pregò di tornare anche con un bagaglio pieno d’oro, visto che non ci pensava proprio di voler tirare fino alla pensione). Ma quando i genitori del piccolo Cristoforo si presentarono a scuola per la consegna delle pagelle, ultima drammatica tappa prima dell’inizio delle fatidiche vacanze, ecco che la maestra non mancò di augurare un “Buon Viaggio!” anche all’ignara coppia. «Che l’è ‘sto “Buon Viaggio”?!» domandò con sorpresa il padre di Cristoforo. Anche se era genovese, aveva inspiegabilmente una parlata toscanaccia. Tant’è che lo chiamavano, simpaticamente, “Accio il Toscanaccio”. A quell’epoca non c’era mica tanto da fare, e allora ci si divertiva a dare i soprannomi. Così, per ammazzare il tempo. Per farla breve, saltò fuori che il padre di Cristoforo, il signor Colombo, detto “Accio il Toscanaccio”, non era mica un esploratore: lui e la moglie erano gestori de “La Tavola Lurida”, la bettola più rinomata e frequentata della periferia di Savona. Solo dopo diversi anni si scoprì che il locale ospitava un bordello. In più, la maestra andò a informarsi presso un noto navigatore di Savona (di cui adesso mi sfugge il nome), il quale le rivelò che in tutto il Mondo non esisteva nessun posto chiamato “Brasile”. Il sogno di campare di rendita con le ricchezze di Eldorada si sciolse come un castello di sabbia sommerso dall’alta marea, e la maestra si suicidò ingerendo bulbi di ranuncolo.



Illustrationen botanica del fiore di Ranuncolo: radici, foglie, stelo, semi e petali.
Il Ranuncolo è una pianta tanto graziosa quanto tossica.

Questa è soltanto una delle numerose vicende in cui il Cristoforo Colombo si è reso protagonista con le sue bonarie “Palle di Piombo”! E ce ne sono a bizzeffe, a frotte, a pappardelle da raccontare! Ma quella della Terra tonda non era una palla. Cristoforo Colombo, con tutto che era un pallonaro di dimensioni galattiche, era davvero convinto che la Terra fosse tonda. Ed era quanto mai determinato a dimostrarlo anche a tutti gli altri.


Illustrazione medievale: un boia incide con un coltello la testa di un giovane condannato.
Metodo di insegnamento medievale.

Così si recò nell’unico posto dove la sua fama di pallonaro non lo aveva ancora raggiunto: l’Ispagna. Si presentò alla Regina Isabella di Castiglia, chiamata simpaticamente “La Cattolica”, perché conosceva a memoria tutti e quattro i libri del Vangelo, compresi gli Atti degli Apostoli. Una volta di fronte alla Regina, il temerario Cristoforo Colombo annunciò con fervore: «Voglio attraversare l’oceano e dimostrare a tutti che la Terra è piatta!...Volevo dire: tonda!» si corresse subito. Non era la prima volta che si presentava al cospetto di una Regina, ma l’emozione di trovarsi dinanzi ad una testa coronata gli giocava sempre brutti scherzi. «Bene!» gli rispose altisonante la Regina: «Eccoti tre caramelle!» «Caravelle...» la corresse sottovoce il ciambellano. «Le caramelle sono per la gola.» «Bene!» ricominciò la Regina, senza scomporsi: «Eccoti tre caravelle!» Non era la prima volta che riceveva la visita di un navigatore, ma l’emozione di trovarsi dinanzi ad un fiero e prestante cavalcatore di onde impetuose le giocava sempre brutti scherzi. Così Cristoforo Colombo prese le tre caravelle: tre bagnarole sopravvissute a malapena alla guerra e rattoppate alla meglio con delle assi di legno; e con una ciurma di disoccupati alla disperata ricerca di un impiego stagionale, si imbarcò verso quel punto delle acque dove il Sole va a coricarsi.

Colombo, da buon navigatore qual era, diede un nome alle tre caravelle: Nina, Pinta e Santa Maria. Erano i nomi delle sue zie. Nina, il nomignolo di sua zia Giannina. Pinta, soprannome di sua zia Francesca. La chiamavano “Pinta” perché si dipingeva i capelli di viola, com’era di moda presso le donne di estrazione borghese, nella seconda metà del Quattrocento. Santa Maria, come sua zia Maria. La chiamavano “Santa” perché era sposata da quarant’anni con quel diavolaccio dello zio Ercole.


Un gruppo di naufraghi su una zattera di legno in mezzo al mare.
L'equipaggio di Colombo su una delle tre caravelle (forse la Santa Maria).

Il mattino del 3 Agosto 1492, sul molo di Palos de la Frontera, accorsero in migliaia per assistere alla partenza di Colombo e delle tre cigolanti e cadenti navi. Molti si trovavano lì soltanto per dileggiare il navigatore genovese, con frasi tipo: «Te sei portato er costume?!» Oppure: «Dicce come se sta surr’artra sponda!» Ma Colombo era troppo fiero e determinato per curarsi di quelle offese, che alle sue orecchie suonavano come le sentenze di una società becera e primitiva, rimasta ancorata ad un’epoca trascorsa di cui Colombo già non faceva più parte.



Illustrazione medievale: un'Oceano con tre animali marini attorno ad un'Isola, ritratti come mostri antichi.
I mostri marini (ormai estinti) che popolavano l'Oceano durante il Medioevo.

Appena qualche ora dopo aver abbandonato la costa, l’indomita ciurma che guidava le tre navi incontrò Atlante, che nel mezzo dell’oceano reggeva il Cielo con le sue possenti mani. «Qui si cade nel nulla!» avvertì il gigante, con voce di tempesta. Ma Cristoforo Colombo, da prodigioso pallonaro qual era, sapeva ben fiutare una palla; e tirò dritto con le tre zie di legno. Il viaggio andò liscio come il burro spalmato sull’olio. Nessuna burrasca, nessuna bonaccia (che non è una specie di Sirena che vive nell’Atlantico, ma è l’assenza di vento che rischia di portare le navi alla deriva). Nessun cambio di rotta, nessuna epidemia e nessun tentativo di ammutinamento a bordo. Del tanto temuto Kraken non si vide neppure un tentacolo. Fu così che in una settimana, Colombo mise piede in America. Ad accoglierlo trovò una tribù di Vichinghi, che stazionavano lì già da diversi secoli.

«Siamo arrivati prima noi.» gli dissero all’arrivo. «Ma tu sei sempre il benvenuto.»



Un gruppo di Vichinghi in un Festival a tema Medievale.
Al contrario di quanto suggerito dal loro aspetto barbaro e rude, i Vichinghi erano un popolo molto civile e ospitale.

Al suo ritorno in quello che ormai era stato soprannominato “Il Vecchio Continente”, l’audace e lungimirante Cristoforo Colombo si trovò di fronte ad un Mondo del tutto diverso da quello che aveva lasciato. I cartografi, che ormai da secoli vivevano sui marciapiedi mendicando per un chicco di riso madido o un tozzo di pane ammuffito, all’improvviso avevano ripreso a lavorare come mai prima di allora: tutte le mappe andavano riscritte daccapo, in modo da fare spazio a quell’enorme, vastissima, sconfinata porzione di Terra emersa. Il pianeta, che fino ad allora era stato ridotto a un sottile e monotono piatto, da un giorno all’altro prese la forma abbondante e materna di un globo. E così rimase per altri cinque secoli, per la disperazione dei cartografi. Finché il 21 Dicembre 2012 arrivarono gli Anunnaki, che in linea con quanto deliberato dal Piano Governativo di Appiattimento dell’Universo, investirono la Terra con un potente raggio quantico, riportandola al suo originale stato di pianeta piatto. In seguito a questo sconvolgimento planetario, anche la razza Umana ritornò alla mentalità becera e primitiva di cinquecento anni addietro. E il nome di Cristoforo Colombo venne per sempre cancellato dai libri di Storia. Ma la sua fama di pallonaro e le sue “Palle di Piombo” sopravvissero.

Quello che avete appena letto è il primo di una (spero) lunga serie di racconti, articoli e storie brevi che presto riempiranno questo Blog.

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Le immagini sono tratte dai seguenti siti: http://ediscovers.altervista.org/levoluzione-delle-mappe-geografiche/ https://www.storiaememoriadibologna.it/cristoforo-colombo-1683-opera https://imparareconlastoria.blogspot.com/2014/10/la-via-per-le-indie-e-la-scoperta.html https://www.ilmilaneseimbruttito.com/2018/12/19/nellarte-medievale-si-moriva-felicemente-sbattendosene-alla-grande/ https://ilgiornodeglizombi.org/2015/07/09/speciale-abissi-kon-tiki-un-guest-post/ https://actualidad.rt.com/galerias/cultura/view/138455-monstruos-mar-imagenes-europeos-antiguos-marinos https://www.ibtimes.co.uk/vikings-were-not-pure-bred-master-race-white-supremacists-like-imagine-1641331

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